La Musica di Max:

 

Max oscilla tra due anime: quella dei suoi anni di gioventù, ironica e poco conformista; e quella più seria in cui è stato un po’ costretto dalle vicende della vita, e alla quale si è peraltro saputo adattare, salvo qualche soprassalto, qua e là, del vecchio spirito. Le due anime emergono anche nella sua passione per la musica. È così che frequenta con un trasporto che sfiora l’esaltazione la musica classica - soprattutto la musica antica e quella barocca, che lo vedono spesso anche interprete nel suo coro - e il rock. Quello che ascolta dipende molto spesso dallo stato d’animo. Come tutti gli integralisti (e nella musica Max indubbiamente lo è) detesta di cuore tutta la musica “commerciale” (Muzak, come direbbe John Lennon), quella della radio e TV di Stato, delle ninfette che cantano in playback, del festival di Sanremo, degli ascensori. Ha scarsissima stima anche di chi la ascolta: spesso per questo ha ricevuto brutte delusioni nei rapporti umani. Max è fermamente convinto che non possa esserci nulla di buono in chi non ama la buona musica.

In “Caina” Max, oltre a studiare e ad eseguire il Festino nella sera del Giovedì grasso avanti cena del monaco del ‘600 Adriano Banchieri (composizione decisamente originale e irriverente per l’epoca), ascolta così Haendel (i Concerti grossi op.6, il Messiah, la Music for the Royal fireworks), i Quartetti prussiani di Haydn, Così fan tutte e il Concerto per clarinetto (Mozart), i Concerti op.9 di Albinoni, le Sonate per cembalo di Domenico Scarlatti, il Vespro della Beata Vergine di Claudio Monteverdi e i Quintetti per chitarra ed archi di Boccherini. Nei momenti di umore che tende al tempestoso può passare con disinvoltura dal Requiem di Mozart alla Quinta di Mahler e alle Lachrimae di John Dowland; ma, se è di umore romantico, non trascura i Notturni di Chopin, se si sente “eroico” si cimenta con la Nona di Beethoven; e non trascura qualche scappatella nella lirica (Aida) e nel folk (La gatta Cenerentola della Nuova Compagnia di Canto Popolare). Nel campo del rock Max ascolta poco o nulla di musica italiana, ma si divide abbastanza equamente tra musica inglese e americana: preferibilmente quella degli anni Settanta/Ottanta, avendo subito l’influenza di una sorella maggiore anch’essa maniaca (passata poi al jazz e al blues) alla quale ha rubato dischi a tonnellate: immancabili Beatles (Abbey road, Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band), Fairport Convention (Liege and lief), Led Zeppelin (IV), King Crimson (Larks’ tongues in aspic), Jethro Tull (Thick as a brick), Deep Purple (In rock), Traffic (John Barleycorn must die), i Derek and the Dominos di Eric Clapton (Layla). Ma anche, dall’altro lato dell’oceano: i seminali Everly Brothers (Show) e i Beach Boys (Pet Sounds), Simon and Garfunkel (The Concert in Central Park), Bob Dylan (The freewheelin’, Highway 61 revisited), la West Coast di Carole King (Tapestry) Joni Mitchell (Blue), i Creedence Clearwater Revival (Cosmo’s Factory), Tom Petty and the Heartbreakers (Echo), Meatloaf (Bat out of hell). …oltre, naturalmente, alla Divina Commedia del Maestro Silvani!


Nel “Collezionista” la musica che Max ascolta risente delle caratteristiche della storia (e del suo umore). Prevale, quindi, il rock, e spesso e volentieri si tratta di musica da vero collezionista, quale apprendiamo che Max è diventato dopo il suo primo incontro con Clara e in seguito alle frequentazioni più assidue del Pagnotta a Porta Portese e del negozio di dischi (“Dischi volanti”) di Maurizio Trevisan.
Così, accanto agli Stones (Satisfaction), gli Yes (Fragile), il rock/blues degli americanissimi Lynyrd Skynyrd (Second Helping) e il country rock di David Crosby (If I could only remember my name…) e dei Grateful Dead (American Beauty), Max si imbatte in storici dischi per pochi (The cheerful insanity of Giles, Giles and Fripp, Night and Day di Joe Jackson, The Voyage degli Isildur’s Bane), in lavori decisamente eccentrici (Flying Teapot dei Gong, Friendship dei Junipher Green) e in chicche rarissime di cui solo pochissimi collezionisti dispongono (The Sacred Mushroom). Non manca l’ascolto di qualcosa di serio, quando l’umore lo richiede, come i Concerti Brandeburghesi (J.S. Bach), il Third booke of songs (Dowland), La morte e la fanciulla (Schubert), la Quarta sinfonia di Brahms. Il Requiem in re minore di Cherubini ha un ruolo molto importante nello scioglimento dell’enigma. E, imprescindibile, Max si sfonda i timpani nell’ascolto del fondamentale Inchiostro Bianco (ah, trovarlo!).